La Firenze antica, la Firenze delle botteghe e dei fondaci medioevali, la Firenze nella quale era privilegio sommo l’essere iscritto ad una delle Arti maggiori o minori perché tale iscrizione sanciva la piena cittadinanza politica, si fonde idealmente con la Firenze di oggi, nella sua rinnovata identità sociale ed artistica, attraverso l’interessante iniziativa ARTIGIANATO E PALAZZO, alla quale il Comune di Firenze ha dato il suo Patrocinio e di cui sono lieto di presentare questo catalolgo.
Le ditte, i laboratori, i singoli qui contenuti non sono solo dei semplici espositori né gli epigoni crepuscolari di un mondo perduto. Sono invece l’essenza medesima, il segnale più chiaro del prezioso connubio fra tradizione e modernità. Artigianato, insomma, nella realtà della sua fonte etimologica: arte. Una parola che racchiude in sé una formula che è garanzia di successo: spirito creativo, culto del bello, unicità del prodotto.
Mario Primicerio
Sindaco di Firenze
L’idea di questa Mostra è nata osservando il giardino del nostro Palazzo sul Prato, ammirando il lavoro paziente con cui ogni dettaglio decorativo è stato eseguito nel corso dei secoli. Coloro che prestarono la loro opera, mantenendo questo artistico insieme nel solco della tradizione di sempre, erano degli artigiani, che legarono il loro mestiere al rapporto col palazzo.
E precisamente pensando e sviluppando il concetto di tale rapporto, ha preso forma l’iniziativa che oggi abbiamo l’orgoglio di presentare in questo catalogo. La committenza, il vincolo che univa l’artigianato al palazzo, che era sì il cliente ma anche l’ispiratore di nuove più raffinate espressioni, è l’elemento portante della Mostra. La Firenze antica ritrova qui l’essenza di quello che fu un vanto della sua cultura: l’artigianato. Non fine a se stesso, ma che, tramandato nella Firenze moderna, punta ad un sicuro avvenire.
Desidero ringraziare GUCCI per l’entusiasmo e la sensibilità con cui ha raccolto l’invito a sostenere la nostra Mostra, ed a tutti quelli che hanno contribuito alla sua realizzazione va la mia riconoscenza: Massimo Benvenuti, Alfredo Grifoni, Gerardo Mombelli, Raffaello Napoleone, Bernardo Pianetti della Stufa e Piero Roggi insieme al nostro insostiituibile elettricista Ivo Santi.
Giorgiana Corsini
Sono sempre in tanti coloro i quali sostengono che gli artigiani siano una specie in via di estinzione, sempre più rari ed introvabili. Si sbagliano; ed un’ennesima riprova di ciò è data dalla I edizione di ARTIGIANATO E PALAZZO botteghe artigiane e loro committenze.
In occasione di visitare il Giardino sul Prato a Firenze ed incontrare una selezione dei migliori artigiani di Italia è unica. Tutti i partecipanti, selezionati con cura, che siano essi alla quinta generazione o neofiti della professione, sono accomunati da un sentimento: la passione del fare, con fantasia ed intelligenza, ciò che a loro viene richiesto, trovandosi in molti casi ad inventare ciò che a nessuno di noi verrebbe mai in mente di domandare loro.
Nelle botteghe degli artigaini di ARTIGIANATO E PALAZZO il tempo non si è affatto fermato, come vorrebbe la diceria comune, anzi la ricerca è costante; va dall’approfondimento delle tecniche del passato alla ricerca della propria perfezione. Tra loro c’è chi ha cominciato in famiglia, chi da dilettante, chi ha frequentato corsi di formazione e specializzazione ed ha continuato poi ad approfondire gli argomenti sui libri; le strade per realizzarsi in questa professione sono certamente tante e tutte comunque contribuiscono a non polverizzare e disperdere, quel patrimonio di cultura non solo “quotidiana” che spesso finiamo per ammirare nei nostri tanti musei sparsi per l’Italia.
Guido Clemente
Assessore alla Cultura ed alla Pubblica Istruzione
del Comune di Firenze
Per la I edizione di ARTIGIANATO E PALAZZO
La Mostra ARTIGIANATO E PALAZZO è nata dall’idea di rivalutare e far meglio conoscere ai giorni nostri l’artigiano e il suo lavoro, come alta espressione di qualità e di tecnica legata alla committenza. Per questo motivo non vogliamo parlare di artigianato artistico, ma invece insistere sull’idea di un artigianato per sua natura “moderno” pur nel rispetto della tradizione, intesa però nell’accezione latina del termine, da tradere: portare avanti.
Vogliamo tornare molto indietro nei secoli, alla fine del ’400, allorché l’artigiano aveva una forte rilevanza sociale, beneficiando di un rapporto diretto con i cittadini, come detentore dei cànoni estetici e le botteghe prosperavano attorno al Palazzo, inteso anche come “vetrina” e luogo di sperimentazione, nel continuo scambio con la committenza di ogni censo. Sarà il Rinascimento, e poi il Vasari alla metà del ’500, ad esaltare l’artista a scapito dell’artigiano, a renderlo “divino” … dal migliore al migliore ancora, trasformando la bottega in “studio”, luogo di pensiero e di unicità. Allo stesso modo anche il rapporto con la committenza più alta, il Palazzo appunto, viene monopolizzato dall’artista, ai danni dell’artigiano. Da quel momento in poi l’ornamento ed il decoro divengono opera d’arte e solo con Ruskin, nell’Inghilterra della metà ’800, si tenterà di rivalutare il lavoro manuale anonimo.
Oggi l’artigiano è considerato spesso come una memoria del passato; ha perso in popolarità, è accusato a torto di non essersi modificato nel tempo, diventando, da tradizionalista che era, nostalgico, conservatore e schiavo della routine del guadagno. È fondamentale comunque che l’artigiano, pur senza rinunciare al suo stesso essere, ricerchi nuove forme e nuovi sbocchi in una ponderata elaborazione dei temi della tradizione antica.
Da queste considerazioni, su queste basi, è nata ARTIGIANATO E PALAZZO la cui selezione di partecipanti invitati a mostrarsi nella magnifica cornice del Giardino Corsini sul Prato è stata ardua. Certe volte anche solamente entrare in contatto con gli artigiani, se non addirittura in sintionia, è stata una vera impresa per la loro proverbiale ritrosia. Ma nel nostro piccolo, pieni di entusiasmo per questo progetto, ci siamo augurati riunendo un folto gruppo di maestri artigiani da ogni parte d’Italia, di catalizzare l’attenzione di un vasto ed attento pubblico su queste tematiche, auspicando un vivo interesse delle parti in causa: gli artigiani ed i loro committenti.
Grazie ad Alessandro Grassi e Debora Cioppi per l’Ufficio Strampa, a Cesarina Bigalli, Manola Chemeri, Fiorella Fanfani ed Elmira Gorini, dell’Amministrazione, per la loro collaborazione e la loro grande pazienza.
Neri Torrigiani ed Olivella Pianetti della Stufa
Nota storica sulla Gipsoteca ed il Laboratorio di Formatura
Negli ultimi decenni del 1800 la Scuola Professionale delle Arti Decorative ed Industriali di Santa Croce, nelle stanze prospicenti il Chiostro del Brunelleschi, accolse la più intelligente gioventù artigiana fiorentina. Trasformata in Istituto d’Arte alle dipendenze del Ministero Pubblica Istruzione, la Scuola fu trasferita negli ampi locali delle Scuderie Reali del Giardino di Boboli a Porta Romana e divenne l’attuale Istituto d’Arte. La nuova sede aveva facilitato il completamento degli insegnamenti culturali ed artistici con quelli tecnico pratici. Il Laboratorio di Formatura fu tra i primi che sorsero nel rinnovato Istituto ed attorno a scultori, fonditori e ceramisti si perfezionarono formatori esperti i quali, specie nel secolo scorso, per incarico dei Direttori dei Musei, di artisti e collezionisti, estesero il lavoro di formatura alla riproduzione in gesso di opere antiche greche, romane e rinascimentali. In Firenze, tra le piccole industrie artistiche della Formatura in gesso, la più fiorente e rinomata era quella diretta da Giuseppe Lelli al quale la Direzione Generale Antichità e Belle Arti commissionò la riproduzione di molte sculture. Eseguiti i calchi il Lelli venne in possesso di una raccolta di eccezionale interesse di matrici, di forme e di modelli rilevati dalle sculture originali di ogni parte d’Italia. A Giuseppe Lelli seguì nella direzione del Laboratorio il figlio Luigi il quale nel 1922 concordò con il Professor Salvini, allora Commissario dell’Istituto d’Arte, la cessione per intero della propria collezione all’Istituto stesso. Il Savini dette così inizio al Museo dei calchi con questo primo gruppo di opere. In seguito il Comune di Firenze ed altri Enti, artisti, artigiani e collezionisti hanno donato opere pregevoli al Museo arricchendolo continuamente. La Gipsoteca, riordinata con cura dal Professor Giuseppe Lunardi e dal Professor Giuseppe Guarguaglini ed accresciuta di statue, busti, frammenti rappresenta oggi in Italia la più importante collezione di modelli in gesso, in particolare per il Rinascimento toscano. La collezione ha carattere didattico, formativo e vuole essere un centro di diffusione e di ricerca per le opere classiche.
Andrea Chiesi